Proprio così, la danza è un’esperienza di vita e, per la maggior parte delle volte, una parte inscindibile del cuore. Questo è il caso di Alessia Luzardi, che a soli 16 anni ha lasciato amici e famiglia per inseguire il suo sogno d’infanzia e trasferirsi a Berlino per studiare alla Staatliche Ballettschule.
Possiamo solo immaginare come sia la vita accademica in un’altra città e lontano da casa; Alessia ha deciso di raccontarla così:
Mi è stato chiesto di raccontare qualcosa della mia esperienza a Berlino e quindi eccomi a qua.
Premetto che, nonostante tutto, rifarei quest’avventura altre mille volte, perché se oggi sono come sono, lo devo anche a questa esperienza.
Mi ha resa molto più forte di com’ ero prima, mi ha fatta crescere tanto, capire come funziona la vita n da subito, mi ha resa indipendente, e ha senza dubbio formato il mio carattere.
In primis voglio ringraziare mia mamma e mio papà per avermi dato l’opportunità di partire quando avevo 16 anni. Non è stato facile per loro vedere la propria figlia appena adolescente partire per una città così lontana e diversa dalla nostra realtà e per questo non li ringrazierò mai abbastanza, perché hanno sempre creduto in me.
Appena arrivata a Berlino pensavo di non farcela! Ero emozionata all’idea di coronare il mio sogno di bambina e di iniziare a frequentare un’accademia professionale, ma allo stesso tempo la lingua era di difficilissima. Nessuno ci ha mai parlato in inglese per aiutarci a capire meglio. Grazie a questo “metodo”, un po’ duro forse, ho imparato il tedesco molto più rapidamente di quanto pensassi.
Gli orari scolastici erano vari, ma ogni giorno si iniziava presto, tra le 7.50 e le 8.40; le prime ore del mattino erano prettamente teoriche. Studiavamo materie come storia della danza o del teatro, musica, tedesco, matematica, inglese e così via. Alle 11.50 c’era la lezione più importante della giornata: classico.
Per tre anni ho avuto sempre la stessa insegnate, così è la regola della mia scuola. La mia insegnante Heike Keller è una donna molto forte, ex ballerina. Mi ricorderò sempre la frase che ci disse per accoglierci il primo giorno di scuola: “mädels, anche in punto di morte, la sbarra deve essere fatta!”
Quindi, se mi capitava di non sentirmi bene, avevo paura di stare a casa, perché temevo il suo giudizio e spesso, nonostante la febbre a 39, andavo a scuola e facevo la sbarra. Funzionava così. Oltre al classico studiavamo altre materie pratiche come: passo a due, repertorio, moderno, contemporaneo, ginnastica ed improvvisazione.
Passo a due era senza dubbio la lezione che amavo di più. Quando ballo un passo a due non so come dire, ma mi sento veramente bene! Forse perché quando ero a scuola con Roberta, ho sempre avuto un partner speciale: Simone!
Oltre a studiare, facevamo spettacoli nel bellissimo Schiller eater, sede della compagnia berlinese. In vista di questi spettacoli, facevamo molte prove. Anche quando non facevo parte del “primo cast” (ovvero il gruppo che avrebbe ballato sicuramente durante lo spettacolo) dovevo partecipare ugualmente alle prove, perché non si sa mai che qualcuno si faccia male e tocchi proprio a te sostituirlo.
Ogni anno, per passare all’anno successivo, si doveva superare un esame finale, dove una commissione composta da tutti gli insegnanti e i due direttori giudicava le tue capacità, quanto eri migliorato nel corso dei mesi e se meritavi di restare ancora nella scuola.
Fortunatamente ho superato tutti gli esami e sono arrivata fino all’esame più grande e soddisfacente di tutti, il diploma.
Un giorno fantastico che nonostante la grande tensione e la fatica, non dimenticherò mai e merita di diritto di rientrare nella classifica dei: “giorni più belli della mia vita” ( no ad ora).
La cosa che mi ha resa più felice della vita accademica è stata quella di poter far parte di diverse compagnie per brevi periodi e di poter lavorare a stretto contatto con loro.
Per tre anni consecutivi, ho fatto parte del primo cast del balletto neoclassico ‘Rachmaninow”, pezzo favoloso ballato con la compagnia Leipziger Ballet, di Lipsia.
Durante il mio ultimo anno ho fatti parte, per tre mesi, della compagnia del Ballet Magdeburg, per la produzione de “La bella addormentata”.
Due esperienze bellissime, che mi hanno regalato tante emozioni.
Del mio viaggio a Berlino porterò sempre nel cuore le bellissime persone che ho incontrato durante il mio percorso; amici con la A maiuscola che hanno reso il tutto molto più piacevole e tutti gli insegnamenti ricevuti. La città di Berlino, che è diventata senza ombra di dubbio la mia seconda casa e il posto dove mi riconosco più di tutti, dove mi sento di poter essere davvero me stessa.
Anche se la vita non è solo rose e fiori, la sfida più grande da vincere è quella con sé stessi. Sfidare i propri limiti e le proprie paure, non essere necessariamente meglio di qualcuno, ma cercare di dare sempre il proprio meglio per crescere e fare passi avanti. La gente giudicherà sempre quello che farai, ma alla fine quello che conta è quello che senti tu dentro di te, magari sbaglierai , ma almeno sarai sicuro di aver sbagliato seguendo il tuo istinto.
Il mio consiglio più grande è quello di essere voi stessi sempre, perché è la cosa più bella e autentica che ci sia. Auguro a tutti di poter provare almeno una volta nella vita quello che ho provato io partendo.
Alessia Luzardi